mercoledì 27 gennaio 2010

La bomba

Un'altra volta, all'università era scattato l'allarme bomba, una bomba vera! Cioè, al telefono dicevano che era vera, poi non abbiamo mai saputo se l'hanno trovata, la bomba. Di sicuro, quel giorno, a lezione non ci andammo. E noi, se non si andava a lezione tutti quanti insieme, poteva essere solo per una bomba, o per fatti di gravità comparabile, tipo che non era uscita la Gazzetta del martedi, o che non era uscito il diagramma di Bode all'esame di Controlli Automatici.

E quel giorno, dato che era mattina, noi non si era andati a lezione, e fino a quel momento si stava per così dire studiando, che noi lo studio era una cosa un pò particolare, cioè si stava insieme a chiacchierare e dire cazzate, e a fine mattinata ti ritrovavi che avevi studiato. No, davvero, la materia la sapevi proprio, secondo me per un processo di osmosi diretta dal libro o dagli appunti.

E dato che per stimolare il processo di osmosi lo sforzo da studio fu davvero insostenibile, e anche un pò per la fame che ti viene quando hai una notizia sconvolgente tipo una bomba che potrebbe in linea teorica distruggere un'ala della facoltà, potete immaginare con che fame si arrivò alle ore 12.30. E c'era anche Giorgio, e Giorgio disse Possiamo andare a casa mia a mangiare tutti insieme, che tutti insieme non ci siamo mai stati, disse Giorgio. E noi non dicemmo una parola, provati ancora dall'allarme bomba e dall'osmosi appena ultimata, e quel nostro silenzio fu interpretato come un silenzio assenzio, scusate assenso. Tutti a casa di Giorgio. E pranzo a casa di Giorgio voleva dire tortellini, ancora tortellini, e poi ancora. E ancora. La vera bomba era casa di Giorgio.

Fatto sta, dice Pietro, fatto sta che di quella giornata ricordo solo 2 colori: il bianco e il rosso. E non perché stavamo ad Ancona, ma perché i tortellini erano con la panna e da bere vino rosso.




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Il sugo della storia

Ancona per noi era questo. Ed altro. Ma soprattutto questo, e cioè noi. Fossimo stati a Bolzano, per noi era la stessa cosa.