giovedì 12 agosto 2010

Google/Verizon: cosa bolle in pentola?

Mi ero ripromesso di commentare la proposta congiunta Google/Verizon sul tema futuro della open Internet, apparsa lunedi scorso sullo European Public Policy Blog, e che trovate qui.
Il testo contiene innanzitutto delle considerazioni sullo stato attuale della Net Neutrality, il paradigma secondo cui la Internet come la conosciamo oggi deve essere libera da restrizioni da parte degli Operatori o dei Carrier internazionali sul trattamento a livello di rete di diverse tipologie di traffico, che ribaltate sugli utenti potrebbero limitare o impedire l'accesso a contenuti legali da parte degli utenti.


Ma soprattutto contiene una proposta che mira a fissare dei punti fermi nella discussione sulla NetNeutrality. Sono 7 i punti salienti fissati da BigG e da Verizon, alcuni dei quali apprezzabili e universalmente riconoscibili. 


Ne sono un esempio i primi due punti, una sorta di principio di non-discriminazione universale applicato alle comunicazioni degli utenti di reti fisse a banda larga. Tutti gli utenti di queste reti devono poter scegliere in piena libertà a quali contenuti accedere senza che chi fornisce la connettività possa impedire l'accesso o porre limitazioni come ad es. restringere la banda a singoli contenuti. Il riferimento, che BigG cita più volte nel testo, è alla sentenza Comcast, secondo la quale l'operatore fisso statunitense che bloccava il traffico p2p all'interno della propria rete sarebbe stato condannato a pagare una multa irrisoria, soprattutto se paragonata alla mole di dati non veicolati "chiudendo il rubinetto". By the way, la proposta parla testualmente di contenuti legali e di applicazione della net neutrality esclusivamente a tali contenuti: devo immaginare quindi che si prenda in considerazione la possibilità da parte di ISP e Carrier di ispezionare i pacchetti per capire se, "a orecchio", il contenuto possa essere illegale e quindi per agire di conseguenza. Inutile tirare fuori di nuovo i discorsi su quanto i colossi della musica e del cinema facciano pressione sugli ISP per bloccare con metodi intimidatori chi utilizza i mezzi di scambio di materiale il più vario possibile. Questa non è net neutrality e gli ISP non lavorano per le case discografiche o di produzione.


Un ulteriore principio, che si propone applicabile sia alle reti fisse che alle emergenti reti mobili a banda larga, è quello della trasparenza. Il provider deve informare l'utente di quelli che sono i servizi che può offrire, a quali prezzi, e la qualità dei servizi stessi che riesce a garantire. Ottimo. Ci vorrebbero anche da noi regole così, sotto forma di SLA verso il cliente, cosa che - giusto per fare nomi - con l'attuale accesso ADSL standard il generico operatore si guarda bene dal fare. La precisazione sul fatto che soltanto il principio di trasparenza debba applicarsi anche alle reti mobili broadband salta subito all'occhio: allora perché per gli altri principi (neutralità della rete?) non vale lo stesso?
Se questo è pienamente condivisibile per Verizon, che è un Service Provider ed ha interesse ad avere la piena flessibilità nel trattare il traffico, altrettanto non si può dire per Google che è un fornitore di servizi e a dirla tutta si sta muovendo con progetti Fiber to the Home (quindi rete fissa). Allora cosa spinge BigG a coalizzarsi con Verizon nella deregolamentazione temporanea del wireless broadband? Le motivazioni che la proposta contiene sono generiche e non pienamente condivisibili: il mercato mobile è più competitivo, più soggetto a cambiamenti,  e in forte crescita, e l'applicazione delle regole già consolidate sul wired tarperebbe le ali del ramo tlc più in sviluppo. 
Già diverse critiche autorevoli hanno riguardato questo punto, sul quale Mountain View sembra aver cambiato la propria posizione: cosa hanno in mente esattamente? qual è la preoccupazione che sta dietro questa scelta? Da un lato la mancanza di regole restrittive potrebbe in effetti agevolare la nascita di nuovi servizi ma a vantaggio quasi esclusivo degli ISP e non di soggetti terzi che si troverebbero a dover pagare per accaparrarsi un livello di servizio migliore, rifacendosi poi sui costi per l'utente.
D'altro canto, in questa maniera, gli ISP si riserverebbero il diritto nel breve periodo di discriminare alcuni servizi a scapito di altri a margini più alti. Un esempio può essere il traffico VoIP "esterno", che gli ISP cercano di limitare al minimo perché rischiano di perdere il margine sul traffico voce che come revenues ad oggi è ancora preponderante rispetto agli altri servizi. In questo senso, non è chiaro come Google possa accordare la sua posizione in merito con il lancio commerciale di Google Voice che presto interesserà anche paesi diversi dagli US. 
Alcuni hanno immaginato scenari in cui Google pagherebbe gli ISP americani per favorire il traffico web e legato a ricerche / ads rispetto ad altri tipi di traffico. A mio parere, i soggetti che operano nell'emergente mercato mobile senza fili vogliono mantenersi aperta la strada della segmentazione della rete (anche se ad ora ci sono state generiche smentite alla possibilità di creare Internet a più velocità) per capire se possano avere successo nuovi servizi che risulterebbero limitati da una gestione neutrale di rete. Nel portare avanti questa posizione, non a caso ci si riferisce a servizi di sanità avanzata, di educazione, di intrattenimento, che spesso sono solo uno specchietto per le allodole e su cui la proposta si guarda bene dal dare ulteriori commenti ("It is too soon to predict how these new services will develop"), con lo scopo di giustificare manovre commerciali certamente non indirizzate al benessere della clientela. Ma forse sono io ad essere malizioso. 


Ultima ma non meno importante considerazione: nella proposta si mira a rafforzare il ruolo della FCC, l'agenzia del governo statunitense che si occupa di regolamentare alcuni aspetti delle telecomunicazioni, come ad es. l'uso dello spettro radio. Nella proposta si mira a far assumere alla FCC un ruolo di controllore del rispetto delle regole sulle reti di tlc (non discriminazione, ecc) con modalità caso-per-caso, cosa che in qualche modo è stata messa in discussione nella sentenza Comcast. Se in generale mi trovo d'accordo con il rafforzamento dei poteri degli organismi di controllo con l'obiettivo di ridurre per quanto possibile le "angherie" a cui a volte gli ISP sottopongono i propri clienti, dall'altro lato la preoccupazione è come questo possa poi applicarsi alle regolamentazioni degli altri Stati, in primis quelli europei. Una piccola critica che può essere mossa a Google è di limitarsi a ragionare sul solo mercato US, cosa che ha senso a livello di regole, tuttavia l'estensione dei principi basilari della Open Internet a tutta la rete è sicuramente auspicabile (per inciso, in questo senso il problema non è tanto l'Europa quanto gli Stati dell'estremo oriente fortemente limitanti nelle libertà telematiche).
Limitandoci al caso italiano, rafforzare i poteri dell'organo di controllo, l'Agcom, potrebbe essere un boomerang a causa dell'inefficacia di un comportamento "proattivo" dell'organo stesso in materia di controversie che riguardano i diritti degli utenti (esempi? l'adeguamento tardivo all'alto costo degli sms e delle tariffe di terminazione, lo stato delle linee adsl sia come diffusione che come stato delle linee fisiche, ...), vuoi per la minore sensibilità sui diritti di chi fruisce dei servizi sulle reti tlc rispetto allo scenario americano, vuoi per i legami - a volte stretti - che la politica nostrana intrattiene con i soggetti commerciali che operano nella rete, a scapito dell'introduzione di nuovi servizi sulle reti ip/tlc da parte di soggetti terzi, principio su cui la proposta congiunta Google/Verizon ha giustamente posto più volte l'attenzione.


Per concludere: la proposta è senz'altro un passo in avanti per quanto interlocutorio nella discussione sul futuro delle reti di telecomunicazione. La speranza come sempre è che i requisiti commerciali dei fornitori di connettività non vada a scontrarsi né con il diritto all'accesso dei contenuti da parte degli utenti né con l'innovazione e il lancio di servizi nuovi, dei quali l'intera economia può avvantaggiarsi e che hanno bisogno dell'esuberanza dei soggetti esterni ai quali deve essere garantita la possibilità di entrare nel mercato. Per la serie: se aumentano i commensali, è meglio adoperarsi a fare una torta più grande invece che diminuire le forchette.