venerdì 18 dicembre 2009

Fenomenologia dei colleghi

Il mio compagno di stanza , era più o meno un'ora che eravamo assorti nel lavoro e che non ci rivolgevamo parola, poco dopo mezzogiorno si gira verso di me e mi fa:

No ma è proprio vera quella storia di Fichte dell'io e del non-io, che l'io pone sè stesso e poi oppone il non-io a sè stesso per dire che tutto quello che il non-io  rappresenta è l'altro dall'io.
E il non-io nella pratica poi sono le difficoltà che l'io deve superare per conoscere sè stesso, cioè l'io come io finito (o "io ho finito", al chè io avevo pensato che Marco avesse finito, di parlare). E quindi io e non-io, capisci, più di due secoli fa era stata detta questa cosa, eppure secondo me Fichte aveva ragione.

Io resto in silenzio, penso sempre di più che mi è andata bene che non mi hanno invitato alla convention della mia società, il giorno prima, alla quale invece lui aveva partecipato.

E poi Marco fa: tutto questo per dire che i colleghi che rompono i coglioni, una spiegazione c'è!