sabato 9 gennaio 2010

Una partita qualsiasi

Immaginavo, così, senza motivo, che un calciatore, uno così per dire, uno qualsiasi, andasse a giocare in un campo, uno qualsiasi, e che questo qualsivoglia giocatore giocasse la sua partita, i suoi 90 minuti più recupero, con le qualità che ha, se le ha.

E che questo fantomatico calciatore magari anche segnasse, ho immaginato, non è strano, magari fa l'attaccante, penso, sì, è un attaccante, uno di quelli che segna. Allora non è strano, immagino, che l'attaccante qualsiasi segni.

(immaginavo) Che esultasse con i suoi compagni di squadra, che andasse ad abbracciare il suo allenatore e, soprattutto, l'omino portaborracce, che quelli si sa fanno chilometri su chilometri per beccarsi almeno un abbraccio da parte di chi segna, poveri cristi, mica vogliamo privarli dell'abbraccio di un uomo puzzoso in maniche corte.

A fine partita, invento così su due piedi, come viene, a fine partita i compagni si abbracciano e il calciatore qualsiasi lo abbracciano ancora più forte, lui che ha segnato il gol decisivo, lui che sembra il più solido e lo sanno tutti che è il più debole. O meglio, lo immagino io, che sia il più debole.

Il pubblico, di parte avversa, lo fischia, gli fa buu, ma a lui cosa gliene frega dei fischi, dei buu, finchè segna va bene così. Il calciatore qualsiasi va a casa, con un gol in più in tasca. E il pubblico, quello dei buu e dei fischi, anche quello se ne va a casa, a testa bassa per la sconfitta.

E poi basta, non succede altro nella partita che ho immaginato. Che altro deve succedere, in una partita di calcio?